Intervista


di Enrichetta Buchli

E.B. - Qual è stata la tua formazione e il tuo approccio all’apprendimento della pittura? Hai
studiato con qualche artista o scuola in particolare?
P.B. - Sono autodidatta. Fin da bambina adoravo disegnare, e mio padre mi ha insegnato le
basi. Crescendo ho frequentato la bottega di un pittore restauratore di dipinti antichi, che mi
ha insegnato l’uso del colore, le ombre, le luci. Poi mostre, gallerie….Quanto agli animali li
ho da sempre nel cuore. Infatti mi sono laureata in Medicina Veterinaria.
E.B. - L’altro aspetto sorprendente del tuo lavoro – ci sono molte caratteristiche
sorprendenti nei singoli pezzi – è lo stile classico. Chi sono state le tue principali influenze,
usi tecniche classiche o ne hai creata una tua per replicare quello stile
P.B. - Mi piace pensare al mio stile come a un mix di molte influenze diverse, la maggior
parte delle quali classiche. Ci sono sicuramente delle influenze surrealistiche, anche un
po’ fiabesche, connesse però a un dialogo con il mondo vivente. Mi è capitato di sognare
alcune scene che poi ho realizzato in alcuni miei lavori. Vorrei che ciò che faccio sembrasse
intrappolato in due mondi: il passato nostalgico e il tormentato presente.
E.B. - Sono sicura che ti viene spesso chiesto del tuo uso degli animali come fulcro delle tue
opere, come analogia per l’impatto dell’uomo sul mondo... Quello che mi piacerebbe sapere,
però, riguarda quando hai preso la decisione consapevole di escludere la forma umana dal
tuo lavoro. Qual è stata la germinazione di questo tema centrale della tua opera?
P.B. - Anche se ho deciso di rimuovere la figura umana dal mio lavoro conservo la
consapevolezza che un’impronta digitale umana ha un’influenza sulle scene che dipingo.
Volevo vedere se potessi esprimere emozioni e idee senza l’aiuto di un agente umano. Una
volta rimossa la figura umana, questa ha iniziato a emergere. Ho lavorato molto su questo
e sento che le mie capacità sono cresciute in concomitanza con questa nuova strada di
esplorazione, e ora dopo tanti anni sono ancora su quella strada.
E.B. - Un altra parte curiosa del tuo lavoro riguarda la scultura. Dove trovi l’ispirazione
e come trasformi poi un’immagine in una scultura che rispecchi comunque la tua idea di
mondo
P.B. - Capita di raccogliere immagini, piccole sensazioni, impercettibili, e di elaborarle in un
pensiero che viaggia. Magari la riflessione non porta da nessuna parte.Tutti viviamo queste
intuizioni, alcuni non se ne accorgeranno mai nella loro vita, chi lavora con esse invece,
come un artista, ha la possibilità di trasformarle in volumi, colori e forme.
E.B. - Oltre a soggetti animali hai creato diverse sculture riguardanti il cuore o il cervello.
Come mai la scelta di questi soggetti? C’è un pubblico specifico a cui ti rivolgi con queste
sculture a volte “inquietanti”?
P.B. - Il cuore è la sede del potenziale emotivo, dove si annida l’essenza vitale, ma è la mente
che la fa vivere. Questo è l’eterno dualismo con cui inconsciamente ci misuriamo ogni
giorno. Quanto all’essere inquietanti, mi sembra eccessivo…. Forse un po’ scomode, ma
non penso sia sempre una brutta cosa!
E.B. - Attraverso il tuo stile onirico, unito a un surrealismo-realismo, quando combinato
con l’animale come protagonista, ti ha permesso di trovare una voce che sembra essere
esclusivamente tua. Hai deciso di presentare qualcosa di unico o è qualcosa che si è evoluto
con la tua pratica artistica?
P.B. - Ho passato molto tempo solo cercando di capire qualcosa, e non c’è un momento
chiaro in cui ho sentito che le cose andavano bene insieme e il mio lavoro ha iniziato a
sembrare mio, e non solo derivato da qualcosa da cui stavo cercando di imparare. Ho
raccolto molte idee e suggerimenti visitando gallerie e musei, ho avuto modo di guardare
altri artisti che stimo, e nello stesso tempo il mio lavoro è arrivato in un posto che sento sia
la sua casa organica. Ci saranno ancora cambiamenti e nuove esplorazioni, ma con una base
più solida da cui partire.
E.B. - Molti scrivono di Antropocene come il fenomeno del momento, destinato a
cambiamenti che potrebbero dare una nuova possibilità all’umanità, tu invece punti
un faro sulla possibilità di scomparire sul serio…. Cosa ti ha portato a scegliere il tema
dell’emergenza ?
P.B. - È bastato guardarmi intorno per accorgermi del mutamento che coinvolge tutti e
tutto. Sento la voce degli animali sfruttati o oppressi che ci maledicono. Ognuno nella
propria vita ha la possibilità di rendere il mondo un posto migliore o peggiore, e a renderlo
peggiore spesso ci vuole un attimo.
E.B. - Vedere i problemi del mondo con realismo è doveroso, ma mette ancora al centro
l’uomo mentre nei tuoi lavori, pur essendo presenti spesso oggetti di uso quotidiano, si nota
proprio la sua assenza.
P.B. - Tutto il pianeta è come un unico organismo in equilibrio, e l’uomo contribuisce a
questo equilibrio. Bisogna però riflettere sui rapporti di subordinazione tra esseri viventi.
Bisogna stabilire l’entità dell’azione e le sue conseguenze. Li penso vada collocata la
coscienza.

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